Era il 1860. Garibaldi dopo aver conquistato la Sicilia pensò che impadronendosi del vascello Monarca, la più grande nave da guerra del tempo e ammiraglia della flotta borbonica, avrebbe accelerato lo sfaldamento della Marina napoletana, già in gran parte comprata dagli emissari piemontesi. Il vascello era ritornato a Castellammare dove era stato costruito, per la sistemazione di una motrice a vapore e ormeggiato alla banchina dell’Acqua della Madonna. Il suo comandante Giovanni Vacca, accordatosi con l’ammiraglio sardo Persano per favorire l’impresa ancorando la nave parallelamente alla banchina, dichiarandosi ammalato, lasciò la città. Ma lo stabiese Guglielmo Acton, suo secondo, con pochi marinai, accortosi di tanto, risistemò la nave verticalmente alla banchina per uno più stabile e corretto ancoraggio. Si era alla vigilia dell’Assunta del 1860, la notte sembrava tranquilla, quando il Tunkery, una fregata a vapore, già Veloce della Marina borbonica, al comando di Piola Caselli, entrò improvvisamente nel porto di Castellammare per catturare il vascello. A bordo c’era un commando formato da centinaia di bersaglieri piemontesi. Accortosi che il Monarca risultava ormeggiato differentemente dagli accordi presi e, benché avesse una piccola avaria al motore, il comandante Caselli ciononostante ordinò di abbordare il grosso vascello.
Scattato l’allarme, Acton accolse gli assalitori con una scarica di fucileria dei suoi marinai. Al rumore degli spari, si riversarono sulla banchina i soldati borbonici alloggiati nella vicina Caserma Cristallina. Ormai l’abbordaggio era fallito. Il Tuckery tentò di svincolarsi. La pirocorvetta assalitrice avrebbe potuto essere affondata a cannonate dall’artiglieria del forte se non si fossero artatamente frapposti il vascello Renown inglese e il francese Algesiras. Il Tuckery riuscì comunque a guadagnare il largo e ritornò in Sicilia. Il Monarca per il momento era salvo, successivamente (marzo 1861) fu incorporato nella Regia Marina con il nome di Re Galantuomo.