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Il torto e la ragione

Prima parte

Nell’analizzare la realtà tutti ricorriamo a quell’insieme di nozioni ed esperienze, giudizi ed ideali che abbiamo strutturato, all’interno della nostra mente, in modo personale e soggettivo. “Non esistono fatti, ma solo interpretazioni”, riassumeva Nietzsche.
E dobbiamo pertanto riconoscere che quello da cui processiamo e giudichiamo il circostante non è altro che un transitorio punto di vista. Uno dei tanti possibili. Che non smetteremo mai d’ampliare e modificare nel corso della vita.
Non di rado, purtroppo, entriamo nelle discussioni con l’inviolabile certezza che sia il più fondato, conclusivo e ragionevole, se non l’unico. E non ci capacitiamo del perché l’interlocutore non lo condivida, anzi si permetta di dissentire. È da questo che si genera la maggior parte dei conflitti.
Se tenessimo invece a mente che il nostro è un limitato angolo d’osservazione e che l’altro, per indole o formazione, potrebbe godere d’una visuale più sgombra e favorevole – e di conseguenza, un’interpretazione altrettanto valida e degna, impareremmo ad affidarci sempre più all’ascolto ed all’empatia, ch’è la capacità d’accogliere l’altro e calarsi nei suoi panni. Potremmo così affrancarci dalle sterili categorie del torto e la ragione. Lasciando il campo aperto al dialogo costruttivo ed al compromesso, cioè all’integrazione e la coesione dei rispettivi punti di vista. In modo da venir fuori da qualunque confronto più solidi, arricchiti e lungimiranti.

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Lunedì, 28 Aprile 2025 -
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