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La diritta via

Dopo un lungo e pesante oblio di oltre un decennio, la riapertura di via Varano a Castellammare di Stabia, che era diventata una selva oscura, risuona come un anelito di speranza. Quella strada, passaggio abbreviato tra via Passeggiata Archeologica e viale Puglia, incastonata tra il fascino antico della storia e il presente tormentato, torna a vivere, rivelandosi non solo come una semplice via di transito, ma come un simbolo di riscatto, un viatico verso nuove aspettative per la città intera. Via Varano non è solo un tratto di asfalto; essa rappresenta un ponte tra il passato e il futuro, una metafora di quell’interminabile attesa che spesso segna il percorso della rinascita. Per troppo tempo, Castellammare è rimasta sospesa in un limbo, bloccata da criticità infrastrutturali, da impedimenti burocratici e da una visione ristretta.
Le nuove strade, che la comunità stabiese è chiamata a percorrere, non sono solo fisiche, ma morali, culturali e politiche. Devono condurre verso una nuova consapevolezza collettiva, verso una visione di futuro che superi gli ostacoli del passato. Non si tratta solo di recuperare spazi materiali, ma di ridare vita a un senso di comunità, a un tessuto sociale che è stato per troppo tempo sfilacciato. Ogni pietra posata, ogni tratto d’asfalto steso, dovrebbe diventare il simbolo di una rinnovata partecipazione civica, di una responsabilità condivisa per il destino della città.
Il vero cammino per la rinascita non si limita alle strade riaperte, all’arenile riconsegnato o alle infrastrutture ricostruite. Esso passa inevitabilmente attraverso una rigenerazione profonda delle coscienze. Non si può pensare a una rinascita se non si guarda in faccia la realtà: Castellammare, come altre città del Sud, porta sulle spalle il peso di una crisi sistemica che si manifesta non solo nelle sue infrastrutture, ma anche nella disillusione politica e nella fragilità economica.
Eppure, proprio come via Varano è tornata a risplendere dopo anni di abbandono, così anche Castellammare può ritrovare la diritta via smarrita. Ma questo richiede coraggio, visione e soprattutto una politica capace di immaginare il futuro. La città ha bisogno di riconnettersi con il suo tessuto culturale, economico e sociale, riannodare quei fili che nel tempo si sono spezzati. Deve tornare a essere una città per i suoi abitanti, non solo un luogo di transito o di nostalgia.
Le strade del futuro si costruiscono innanzitutto con l’immaginazione. Occorre disegnare un nuovo orizzonte per Castellammare, che vada oltre le emergenze quotidiane, oltre la semplice manutenzione urbana, ovviamente fondamentali. Le sue bellezze naturali, il suo patrimonio storico e la sua identità marinara sono giacimenti di potenziale che aspettano solo di essere riscoperti e valorizzati. Non è un caso che proprio la riapertura di una strada suggerisca l’immagine del movimento: Castellammare deve tornare a muoversi, a camminare a passo spedito.
Il viaggio, d’altronde, non è mai privo di ostacoli. Ci saranno curve difficili, tratti in salita e momenti di smarrimento. Ma la riapertura di via Varano ci insegna una lezione importante: nulla è veramente irrecuperabile. Se anche dopo dieci anni di chiusura una strada può essere riconquistata, allora anche il futuro di una città può essere riaperto. L’importante è non smettere mai di percorrerlo, di costruirlo, di immaginarlo.

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Sabato, 22 Marzo 2025 -
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CASTELLAMMARE DI STABIA
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