La mia appassionante professione di sociologa e di educatrice, mi porta a “prendermi cura” di molti giovani con i quali mi confronto quotidianamente su vari temi ritenuti da loro anacronistici.
Per San Valentino, la tanto celebrata festa degli innamorati, aggirandomi per la città, dalla Villa Comunale all’uscita delle scuole superiori e nei luoghi di ritrovo, nei negozi e nei locali, pronti ad accogliere ogni richiesta commerciale per questo evento, ho intervistato molti di loro sul tema dell’amore, cogliendo nelle loro risposte un certo imbarazzo, o una diversa consapevolezza, che cambia la loro prospettiva rispetto al sentimento, che tuttavia sembra essere uno dei valori in cui credono, a cui pensano, che desiderano, ma a volte ne hanno tanta paura da starne lontani.
L’amore è considerato impegno, limitazione delle libertà. Significa entrare in intimità con un’altra persona, mostrare le proprie fragilità, autorizzarsi i sentimenti più autentici. Così ci si vede, ci si bacia, si fa sesso, ci si definisce coppia in una situazione, senza costruire una vera relazione affettiva.
Si compiono tuttavia tutti i riti d’obbligo per questa giornata: fiori, cioccolatini, regali e gadget di ogni genere, serate a tema in ristoranti e quant’altro.
E le lettere d’amore?
Scomparse dalla circolazione le lettere d’amore sono state sostituite prima dalle telefonate dal fisso, poi da email, sms, whatsapp, spazzate via dall’era digitale che impone comunicazioni sempre più sintetiche, dove i sentimenti e le emozioni sono compressi nello spazio di un emoticon, relegate a Torrevecchia Teatina (Chieti) in un museo ad esse dedicato.
Nessuno prende più carta e penna per dichiarare l’intensità dei propri sentimenti.
Faccio parte di una generazione che per ragioni anagrafiche di lettere ne ha scritte e ricevute tante. A 15 anni un giovane innamorato, allievo finanziere a Cesena, me ne spediva addirittura una al giorno: era l’unico strumento per restare in contatto.
Volete mettere la trepidazione dell’attesa e l’emozione di aprire una busta, arrivata dopo giorni e giorni di viaggio?
Nella scrittura l’animo umano riesce a trovare una profondità e una capacità di aprirsi della mente eguagliabile ad una dichiarazione di amore verbale.
Ma purtroppo i tempi cambiano e non possiamo farci niente.
Ai nostri giovani potremo dire di dedicare al loro amato, un piccolo bigliettino di carta e di non vergognarsi di farlo. Come scrive Fernando Pessoa “Solo coloro che non hanno scritto lettere d’amore sono ridicoli”
Ho sempre amato le lettere non solo d’amore. Chiunque abbia avuto con me un rapporto speciale, ha sicuramente ricevuto una lettera o un biglietto, più o meno lunghi, rigorosamente scritti a mano. So che molti li hanno conservati nel tempo. Spero che le persone che ho amato rileggendoli abbiano la voglia e la sensibilità di scriverne a loro volta, magari con la mano tremolante, non più abituata a far scorrere la penna sul foglio. Perché il profumo della carta, il colore dell’inchiostro e le sfumature di una calligrafia personale, densa di sentimenti, preservano i ricordi del cuore e riscaldano l’esistenza.
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