Con la splendida cornice del Monte Faito, che svetta tra il Golfo di Napoli e la Costiera Amalfitana, il Faito Doc Festival tornerà a illuminare il panorama culturale stabiese e non solo con una nuova edizione ricca di contenuti e sorprese dal 17 al 24 luglio. Giunto alla sua XVII edizione, il Faito Doc perseguita il suo scopo di rivelare e valorizzare nuove forme di linguaggi cinematografici per narrare la realtà. “Roots” sarà il tema del 2024 e analizzerà i cambiamenti che tutt’ora viviamo nella nostra società. L’edizione 2024 del Faito Doc Festival vede una partecipazione straordinaria di registi da tutto il mondo. I documentari presentati hanno affrontato una vasta gamma di argomenti, dalle trasformazioni sociali post-pandemia ai cambiamenti climatici, passando per le storie di resilienza umana e innovazione culturale. I titoli sono stati visionati da un ristretto gruppo di selezionatori, che in 6 mesi hanno visionato più di 700 “pellicole” sia tra materiale inviato partecipando direttamente al bando sia tramite loro scoperte dirette. Di queste 700, parteciperanno al festival solo 50 pellicole, selezionate in base a vari criteri: in primis si valuta lo sguardo dell’autore, il suo punto di vista originale. Viene valutata successivamente l’empatia tra il regista e i soggetti del documentario che ne diventano inevitabilmente i protagonisti; l’aderenza al tema di fondo; la forza catartica del messaggio veicolato dalla visione e infine la forza e la presa del linguaggio cinematografico scelto. Ad accompagnare il festival del cinema ci sarà il Faito Doc Camp, organizzato dall’ associazione Gli Amici della Filangieri: persone provenienti da Castellammare e dintorni campeggeranno per una settimana nel suggestivo scenario del Monte Faito, dormendo in tenda e riscoprendo un intimo legame con la natura. Durante le varie serate si susseguiranno varie attività, come grigliate, balli e ovviamente la visione di film e documentari d’autore che accompagneranno queste serate immerse nella cornice dei Monti Lattari. Ne parliamo con Gianluigi Donnarumma, membro del consiglio direttivo degli Amici della Filangieri APS. Il Faito Doc Festival è diventato nel corso degli anni un evento molto atteso. Cosa ha decretato il successo di questa iniziativa? Credo che abbia contribuito decisamente il caldo degli ultimi tempi! Scherzi a parte, il nostro è un territorio meraviglioso dove ciò che manca è solo il contesto adatto per valorizzare ancora di più le bellezze naturali e paesaggistiche, ma anche e soprattutto artistiche e culturali che abbiamo. Negli anni abbiamo potuto apprendere che le persone amano la nostra montagna, non solo i cittadini dei comuni dove insiste, ma persone da tutta la provincia e oltre. Ciò che da decine e decine di anni manca è una proposta culturale, un evento – o una manifestazione – che rendano il tempo trascorso sul Monte Faito stimolante anche da un punto di vista intellettuale, culturale e soprattutto aggregativo. Il nostro campeggio, insieme al festival che è l’attività centrale della settimana che trascorriamo su in montagna, è un tentativo di vivere gli spazi naturali, di cui abbiamo il privilegio di godere, a 360°. Inoltre siamo, credo, uno dei festival più trasversali in quanto a proposta artistica, durante la settimana l’evento offre numerose attività oltre a quella fondamentale che è la rassegna documentaristica e la competizione. Negli anni abbiamo ospitato serate musicali, dibattiti, workshop, eventi teatrali e di poesia, mostre fotografiche e tanto altro… le persone ci hanno dimostrato di desiderare un’offerta culturale valida in provincia, e il nostro impegno negli anni è stato quello di rinnovarla proprio perché, come loro, desideriamo vivere il nostro territorio immersi nella cultura. Il Faito Doc Camp è l’occasione per vivere qualche giorno immersi nella natura e per creare una sorte di comune tra i partecipanti. Qual è il filo che lega le persone che vivono il camp? Sicuramente il desiderio di vivere un contesto culturale e naturale, condividere le proprie soggettività in uno spazio collettivo che nonostante sia formalizzato, si rinnova ogni anno e si propone di essere veramente inclusivo. Un evento del genere non si organizza senza l’apporto fondamentale di uno staff composto da ragazzi e ragazze meravigliosi che mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo libero per organizzare qualcosa di bello, questo viene percepito dai partecipanti al campeggio, lo riconoscono, lo apprezzano. Ci è capitato spesso che persone appena arrivate, che non ci conoscevano, capissero subito il contesto e ci dessero una mano. Negli anni il confine tra lo staff dell’evento e i partecipanti, è sempre diventato più labile, nonostante per molti aspetti la manifestazione sia diventata molto più strutturata, ci piace pensare che in quella settimana possiamo provare a creare una piccola eccezione in una società che punta all’individualismo ed è sempre più di corsa. Ci piace poterci fermare a respirare l’aria pulita dallo smog della città, prenderci cura della nostra comunità e condividere oltre che il nostro tempo, la bellezza naturale che ci circonda e gli stimoli culturali che riusciamo a mettere in campo con le nostre attività.
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