Se si chiede a qualcuno quale sia la nave più bella del mondo risponderà, senza ombra di dubbio, che è l’Amerigo Vespucci. Tutti ricordano che nel 1962 la portaerei americana USS Independence incrociandola, così come si usa in mare aperto, chiese alla nave di identificarsi. Alla risposta “Nave scuola Amerigo Vespucci”, la salutò con la espressione rimasta nella storia della navigazione: “Siete la nave più bella del mondo”.
Pochi però ricordano che la Vespucci aveva una gemella sfortunata che andò incontro ad un triste destino. Il suo nome era “Cristoforo Colombo”.
Entrambe le navi furono progettate negli anni venti del secolo scorso, dal tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi di Foggia. Egli si ispirò al vascello Monarca del Regno Delle Due Sicilie varato nel 1850. Degli antichi vascelli, ad esempio, le due navi scuola avevano ed hanno dipinto fasce orizzontali di colore bianco e nero sulle fiancate; quelle bianche, in corrispondenza delle aperture (sabordi) dei cannoni.
La costruzione delle due navi e la scelta del cantiere stabiese, furono volute dall’allora ministro della Marina Paolo Thaon di Revel e dal suo successore ammiraglio Giuseppe Siriani. Navi scuola per i cadetti dell’Accademia navale di Livorno, quale strumento per conoscere il mare e la navigazione partendo dalla marineria velica. Chi meglio di Castellammare poteva soddisfare queste esigenze?
Monarca, Colombo e Vespucci, furono costruite nel cantiere navale di Castellammare di Stabia. La prima nave, con scafo in legno, fu progettata dall’ingegnere Sabatelli, le altre due con scafo in ferro con lamiere chiodate tra loro e non saldate.
La Colombo fu varata il 4 aprile 1928 e la Vespucci dopo quasi quattro anni (22 febbraio 1931). Navi sorelle ma non gemelle. Differivano infatti per alcuni elementi strutturali e marinareschi. I più evidenti tra questi: la diversa inclinazione del bompresso, l’albero sistemato a prora; alberi più bassi ( trinchetto, di maestra e di murata); due motori elettrici, invece di uno, con eliche coassiali; due occhi di cubia ( aperture a prua per far filare le catene) invece di uno; più altre piccole differenze. Viste in navigazione le navi, nella loro bellezza e maestosità, apparivano identiche. I due velieri svolsero la loro attività di Nave Scuola fino al fatidico armistizio dell’8 settembre 1943. Esse, insieme alla Palinuro (quella precedente alla nave in esercizio adesso, cioè ma l’ex Vila Velebita jugoslava, catturata nel 1941.), stavano effettuando una campagna di addestramento nell’Adriatico settentrionale.
Nella totale confusione di quei giorni e senza ordini precisi, vagarono per l’Adriatico per sfuggire alla cattura o affondamento dei tedeschi divenuti acerrimi nemici. Ogni volta che si decideva di dirigersi verso un porto del centro-nord (Ancona, Pola) questi già in mano tedesca. La destinazione finale doveva essere il Sud verso la Puglia dove già erano arrivati gli inglesi. Nave Palinuro, a corto di carburante per raggiungere il porto alleato, ricevette l’ordine di raggiungere Ortona non ancora occupata dai tedeschi. Qui la nave fu sabotata ed abbandonata dal suo equipaggio, mentre i tedeschi occupavano la citta. Vani furono i loro sentativi di rimetterla in sesto e, quando, incalzati dagli alleati, lasciarono la città nel successivo mese di dicembre, la fecero saltare in aria. Navigando zigzagando il 13 settembre la Colombo e la Vespucci raggiunsero finalmente Brindisi bonificata dai tedeschi.
Nel 1949, a seguito delle clausole del trattato di pace di Parigi, la Cristoforo Colombo fu ceduta, assieme ad altre unità, all’Unione Sovietica in conto riparazioni di guerra.
La cessione all’Unione Sovietica dello splendido veliero creò indignazione tra i marinai e preoccupazione per la sua integrità. Ormeggiata ora a Taranto, per timore di sabotaggi vennero prese eccezionali misure di sorveglianza sia a terra e sia subacquee. Furono intercettati ed arrestati alcuni reduci della Xa MAS pronti ad minare la nave per non consegnarla ai russi. Da Taranto la Colombo salpò per Augusta ove, il 12 febbraio 1949 ammainata la bandiera della Marina Militare issò sul pennone quella della Marina Mercantile. Il comandante della nave capitano di fregata Serafino Rittore, formalmente in abiti civili, condusse la nave ad Odessa ove ormeggiò il successivo 2 marzo e fu consegnata ai russi. Prima della partenza, il quadro raffigurante lo sbarco di Cristoforo Colombo a San Salvador situato nel quadrato ufficiali, fu sottratto da alcuni marinai e risistemato su nave Vespucci. La polena, cioè la statua a prua raffigurante il navigatore genovese, fu asportata ed ora si trova al Museo Navale di La Spezia.
La Colombo fu ormeggiata nella stessa banchina ove si trovano altre navi italiane consegnate (incrociatore Duca d’Aosta e torpediniere Fortunale). Ammainata per l’ultima volta il tricolore, il comando della nave su assunto dal capitano di corvetta Nikolaj Korzunt.
Lo scafo fu ridipinto in un anonimo grigio militare per cancellare ogni riferimento alla sua origine italiana e ribattezzata Dunay (Danubio) e assegnata alla 78° Brigata Addestramento ed impiegata come Nave Scuola Militare nella base navale di Odessa per le crociere di addestramento nel Mar Nero fino al 1959. I sovietici non erano particolarmente entusiasti dell’uso della nave in quanto l’addestramento dei cadetti non includeva dimestichezza per la navigazione a vela. L’anno successivo fu destinata all’Istituto Nautico di Odessa. Come tutte le navi, dopo più di 30 anni di attività, la Colombo necessitava di una radicale manutenzione ma i russi ritennero che il costo era eccessivo, la disalberarono e la trasformarono in nave trasporto legname. Nel 1963 un incendio scoppiato a bordo distrusse lo scafo. Il Dunay fu radiato dal registro delle navi mercantili e ormeggiato, sempre nel porto di Odessa, come relitto galleggiate. Nel 1971 il suo destino si compì avviandolo in un cantiere di demolizione.
Mentre sua sorella Vespucci continua a navigare nei mari del mondo mostrando la bandiera, la sfortunata ex Colombo è caduta nell’oblio.
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